Vitalta, Piacenza, 1175 - Pittolo, 25 aprile
1218
Santa Franca nacque
nel 1175 da famiglia nobile del piacentino. Giovanissima entrò nel monastero
benedettino di San Siro, dove pronunciò i voti solenni. Nel 1198, alla morte
della badessa Brizia, fu eletta al suo posto. La decisione di introdurre nel
monastero la vita regolare le suscitò contro forti opposizioni, sia da parte di
alcune nobili famiglie piacentine che avrebbero visto volentieri un'altra a
capo delle religiose, sia da parte di un gruppo di monache, capeggiate dalla
sorella del vescovo Grimerio (1199-1210), il quale, però, illuminato da san
Folco Scotti, allora prevosto di Sant'Eufemia, fece cessare ogni opposizione.
Per desiderio di maggior perfezione, nel 1214 accolse l'invito e l'esempio di
Carenzia Visconti, che aveva fondato sul Montelana un monastero femminile
cistercense. Ne ebbe la nomina a badessa pur conservando, per qualche tempo, l'amministrazione
di San Siro. La comunità si trasferì presto per ragioni di sicurezza e di
comodità a Pittolo, facendovi sorgere un monastero che Franca resse fino alla sua
morte, avvenuta il 25 aprile 1218. (Avvenire)
Lectio di Madre Emmanuel
Celebriamo
la solennità di santa Franca accompagnati, in questi giorni, dal Vangelo
giovanneo del “Buon Pastore”.
Anche Franca
è stata un pastore, una badessa: ha condotto un gregge, ha influito sulla
città, sul popolo… Infatti quando una donna è di Dio la sua santità passa le
mura.
Santa Franca
è rappresentata con un pastorale e ciò ci dice che il bastone e il vincastro del
pastore sono quelli di Gesù: chi conduce non fa sua la condizione e il gregge,
ma è espressione di Cristo.
Santa Franca
ha usato il bastone contro le bestie selvatiche e i serpenti presenti dentro il
monastero e fuori nella città. Ha protetto il Vangelo e la regola, cioè ha
usato il bastone per indicare la via, la verità, la vita, per guidare il gregge,
per mostrare Cristo.
Tante volte
noi stiamo zitti per paura dei giudizi degli altri e soffriamo la verità del
vangelo perché riteniamo che la parola non debba avere la sua forza e la sua efficacia.
Ma quanto è virile e forte questa donna non per sé, ma per il Signore: parla, sta
in silenzio, prega o agisce per lui.
Il bastone
di legno ci rimanda alla croce di Cristo. Anche per essere forti bisogna essere
umili, andare contro corrente, capaci di sopportare parole, ingiustizie e calunnie.
Cosa uso per
correggere gli altri? Cosa faccio per il Signore, perché regni nei cuori?
Franca non ha
permesso che l’abitudine, l’apatia potesse prendere il sopravvento.
Mediante l’umiltà,
la forza è la capacità di dire la verità ha condotto il gregge con fortezza e
dolcezza: a volte parlando, a volte tacendo e ascoltando.
Infatti,
come Santa Franca, quando si è uniti alla Croce, veniamo irradiati dall’umiltà
e dalla mitezza di Cristo che passa a noi.
In questo
modo sapremo portare le pecore grasse, come le pecore magre, gli agnellini
sulle spalle, ma anche le pecore che scalpitano e vogliono andare per loro
conto.
Si tratta di
cogliere l’umiltà e la pazienza per attendere i tempi di Dio.
Tutto questo
santa Franca lo ha vissuto e noi dopo 800 anni ricorriamo ancora a lei come
esempio di “pastore” per la chiesa intera.
Amen
(trascrizione
non rivista dall’autrice)
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