domenica 15 aprile 2018

III Domenica di Pasqua: Gesù stette in mezzo a loro

Cena in Emmaus - Caravaggio, Pinacoteca di Brera
Dopo l’incontro con Gesù, i discepoli di Emmaus ritornano a Gerusalemme, il luogo da dove erano scappati. Vi tornano con il cuore che arde, pieno di calore, di gioia e annunciamo il “Risorto” ai discepoli nel cenacolo.
Eppure quando Gesù appare a loro con il saluto di Pace, il vangelo racconta: “Sconvolti e pieni paura credevano di vedere un fantasma” (Lc 24,37).
Ma come è difficile credere alla resurrezione, come è difficile credere che Gesù è vivo e risorto…
Abbiamo paura di ciò che invece dovrebbe dare speranza a tutta la nostra vita.
Ho paura di Dio, della sua azione, che sia vivo e che possa agire nella mia vita… che non possa gestirla come io desidero, eppure è indispensabile che Gesù venga a me come il vivente.

“Gesù in persona stette in mezzo al loro” (Lc 24,36).  Anche sulla Croce Cristo era in mezzo, tra due ladroni
Dio si pone sempre in mezzo come centro: re di tutti gli uomini.
La sua posizione è centrale ed essere in mezzo significa anche ripartire le forze
Gesù è al centro della mia vita? È il punto fondamentale da cui riparte tutto il mio vivere?
Cristo è pure il centro che guarisce anche le mie chiusure e paure, se Lui è in mezzo alla mia vita vi porta ordine, che è il frutto della pace.
Gesù dà una priorità, mette in scala tutto ciò che è fondamentale e mette fuori tutto ciò che è superfluo.
Quindi porta dal disordine all’ordine, dalla dispersione all’unità.
Abbiamo bisogno che la nostra vita sia unificata. A volte sembriamo dei puzzle: siamo spezzettati al lavoro, in famiglia, in comunità, cioè frantumati e dispersi.

“Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!” (Lc 24,39)
Gesù mostra loro le mani e i piedi, significa che è passato attraverso la grande tribolazione, ci ricorda che è morto per noi. Egli raccoglie anche le mie ferite e debolezze. Lui vive in me una debolezza permanente, ma gloriosa.

“Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme” (Lc 24,47).
Cominciare da Gerusalemme il luogo della sconfitta, del tradimento, degli sputi, della crocifissione.  Significa ripartire dalle nostre debolezze: Pietro riparte dal suo tradimento, accolto e accettato, per poi diventare il capo della chiesa, Paolo riparte dalla sua caduta a cavallo…
Ripartire dalla nostra situazione più debole può diventare momento di grazia
L’uomo, ricominciando dalle proprie cadute, può dire al mondo che Cristo è veramente risorto.
I cristiani quindi non sono dei super eroi, ma coloro che partono dalla loro debolezza attraversata però dalla risurrezione di Cristo.
Devo accorgermi che Gesù mi ha riconciliato con me stesso, mi ha ridato la pace, sta nel mio cuore vive in me.
Amen     
(Trascrizione non rivista dall’autrice)                          

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