domenica 30 giugno 2019

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
 
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» da (Lc 9,51-62).

martedì 25 giugno 2019

Perdono e correzione fraterna


È un tema che riguarda tutti, nessuno è escluso. Chi riesce a dare e ricevere perdono e correzione è una persona libera. Infatti il perdono e la correzione fraterna sono due grandi doni che danno dignità all'uomo.
Questi atteggiamenti sono una condizione della vita umana quindi non sono dati una volta per tutte…. Sono cose su cui bisogna lavorare.  Considerando che nel cammino degli anni si cambia, si è soggetti volubili, a 30 anni si fa una cosa e a 50 anni il contrario, il perdono e la correzione sono per ciascuno un mistero. Sono atteggiamenti fondamentali della nostra vita poi si diversificano nel “dove, quando e come” personali.
La correzione fraterna e il perdono hanno a che fare con l’altro che può essere un compagno di avventura, il marito, la moglie, il figlio, gli studenti, può essere l’amico affettuoso, ma anche la persona indisponente, sgradevole, che si considera avversaria e che si desidera eliminare.
Quindi la prima conversione personale è quella di rispettare la diversità dell’altro che non posso sopprimere. Conversione significa che si deve cambiare il tipo di sguardo, atteggiamento e modo, perché occorre il coraggio accettare l’altro per quello che è. Fondamentalmente questa è una qualità di Dio che accoglie e ama l'uomo così come è. Perdono e correzione avvengono dunque se si è in stretto rapporto con Dio, l’unico in grado di correggere e perdonare, fino in fondo, senza se e senza ma.
La forma più alta del perdono è quella di non scendere a livello di colui che ha provocato il male e la ferita. Significa accettare l’altro anche nelle cose che non si sono messe in conto, che non si aspettano, per questo ci vuole molto coraggio ed è necessario convertirsi all'amore.
La vita monastica è realizzata da persone che formano una famiglia e che sono l’espressione dell’umanità odierna. Non si sono scelte, non si sono messe d’accordo: sono state messe insieme dallo Spirito Santo. Con questa convinzione allora la monaca che si ha davanti, anche se è insopportabile, rappresenta Cristo e fa progredire nel cammino spirituale, non è un ostacolo, fa esercitare la pazienza e vivere la dinamica del perdono. La stessa cosa capita alla madre con il figlio che è nato dalle sue viscere, per quanto faccia delle stupidaggini rimane figlio. Quindi è qualcosa di molto grande e mette in moto un amore incondizionato. Ora se non si usa la dimensione della conversione all'amore, anche negli ambienti scolastici dove gli insegnanti operano, non si costruisce nulla. Bisogna riconoscere l’importanza di fare del bene a delle creature che magari non hanno mai ricevuto nulla di profondo. Si tratta di guardare il ragazzo in una dimensione più alta, aldilà delle sue azioni e del “mi piace o non mi piace”, solo in questo modo si riuscirà ad esercitare il perdono.
Ecco che emerge il pensiero di San Benedetto il quale ci ricorda che siamo dotati di corpo e anima, quindi in qualsiasi lavoro e dimensione dobbiamo tirare fuori l’anima: significa che non si deve usare solo la testa ed il ragionamento, ma il cuore.
Allora l’insegnante dovrebbe esprimersi così nei confronti di uno studente:
“Se per quello che hai fatto meriteresti di essere buttato fuori dalla porta, per quello che sei mi metto accanto a te e comincio a parlarti, per me tu sei un ragazzo che ha bisogno di essere guardato, ascoltato e custodito”.
Allo stesso modo quando un figlio porta a casa un brutto voto, egli si aspetta di essere sgridato e punito, se invece trova la madre che gli dice: “In questo modo non facciamo alcun bene a nessuno, adesso ci mettiamo insieme, mangiamo poi ne parliamo e cerchiamo di capire perché hai buttato via del tempo nel non studiare”. Il ragazzo non si aspetta questa reazione: viene trattato con amore, come qualcosa di più ed è ciò che fa la differenza!
Bisogna sempre andare a questo livello più alto ed è qui che si comprende il perdono e la correzione.
“Ti correggo perché ti amo tanto e non permetto che tu vada perduto…”.
La correzione diventa così una responsabilità e una grande carità, perché significa che sono interessato all'altro.
L’insegnante dovrebbe avere a cuore l’alunno, stargli vicino e soffrire nel vedere i suoi errori, non disinteressarsi dicendo: “Che m’importa, tanto sono pagato lo stesso dallo Stato…”.
Molti purtroppo oggi non correggono perché dicono:
“Affar suo, non spetta a me. Già glielo detto più volte. Che s’arrangi!”
C’è una mancanza di presa a carico: lo si rimanda all'Asl, al docente di sostegno, alla psicologa, per non prendersi sulle spalle dei problemi…
Come deve essere questa correzione? Va fatta con carità, non a tavolino, l’altro deve capire che non si è più in alto di lui, ma si prova amore nei suoi confronti. Paolo VI diceva che non abbiamo bisogno di maestri, ma di testimoni.  Si deve testimoniare con le parole, lo sguardo giusto e con umiltà. Ci si rivolge al prossimo non perché lo si vuole mettere al muro, giudicare, condannare…. Ma con il cuore pieno d’amore tanto che all'altro, trovando vicinanza, gli venga spontaneo ringraziare.
Altrimenti abbiamo l’effetto contrario: cioè la ribellione, la chiusura e il distacco.
Quindi le parole hanno un peso…. Quando dirle e come dirle….
Se si è stanchi, di fretta o arrabbiati non si riesce a trasmettere nulla. Se invece si va davanti al Signore e si prega per quel fratello da correggere, il tono e lo sguardo sono completamente diversi.
Quando le cose sono dette male ci vogliono giorni per rimettere in sesto una persona. C’è bisogno di pregare prima di fare una correzione, c’è bisogno di fare il punto senza dire parole in più, senza metterci il proprio stato d’animo, ma dire davvero la verità, dire quello che è necessario che l’altro capisca.
Si deve misurare la correzione sul Vangelo altrimenti il proprio io diventa l’artefice di tutto, sia della domanda che della risposta, sia della visione della verità.
Correzione è anche riconoscere che, senza questa carità, ci si può perdere e andare a finire nel burrone…
Uno liberamente potrà cadere nel baratro, però ha ricevuto un messaggio di correzione. Purtroppo nella mia esperienza di medico nel reparto infettivi ho sentito spesso dire da giovani malati di AIDS che nessuno diceva loro come stavano, come si sentivano e si ritenevano niente per nessuno…
Anche molti bambini oggi tornano a casa da scuola e nessuno gli dice cosa passa nel loro cuore. Si chiede soltanto di fare i compiti. Un ragazzo può prendere una strada sbagliata anche perché neanche uno è interessato a lui.
San Bernardo affermava che soltanto la luce della verità e il calore di uno sguardo di perdono possono risanare l’anima orribilmente ferita.
Se l’amore è l’incontro tra due fragilità allora l’antidoto al male è proprio la misericordia. Sotto lo sguardo di Dio non si riceve, prima di tutto la condanna, ma la clemenza e la bontà che poi fanno rimanere male per le delusioni che si provocano.
Si deve sentire la necessità del perdono in ragione della propria fragilità che porta a dinamiche di peccato, però recuperabili con l’aiuto della grazia dei sacramenti che rimettono in piedi per i giorni a venire.
Scegliere il perdono è la via guida per uscire dal rancore, dal ricordo amaro di ciò che si ha ricevuto…
Il perdono permette di guarire interiormente, porta libertà, leggerezza ed è un’esperienza divina.
Quindi si ha sempre bisogno di coltivare la memoria della misericordia e del perdono ricevuti.
È il ricordo di un regalo molto bello che invita ciascuno di noi a perdonare a sua volta.
(trascrizione non rivista dall'autrice)

*Meditazione di Madre Emmanuel rivolta al gruppo docenti San Raimondo

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domenica 23 giugno 2019

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

Tutti mangiarono a sazietà.

 
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare» da Lc 9,11b-17

lunedì 17 giugno 2019

SANTISSIMA TRINITÁ

Tutto quello che il Padre possiede, è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà.

"Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future" (da Gv 16,12-15).

domenica 16 giugno 2019

Lectio 10,11,12,13,14 e 15 giugno 2019

10 giugno 2019 Maria Madre della Chiesa

11 giugno 2019 San Barnaba Apostolo

12 giugno 2019

13 giugno 2019 Sant'Antonio da Padova

14 giugno 2019

                                                                                                        15 giugno 2019

martedì 11 giugno 2019

DOMENICA DI PENTECOSTE

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.


"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre"  da Gv 14,15-16.23b-26.


lunedì 3 giugno 2019

VII DOMENICA DI PASQUA – ASCENSIONE DEL SIGNORE

Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.

Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (da Lc 24,46-53).