martedì 19 marzo 2024

E' possibile amare?

 



“Prima del Natale abbiamo fatto un cammino focalizzato sulla condizione umana e la sua fragilità. Ora siamo diretti verso la Pasqua e dobbiamo capire che incontrare Gesù Cristo vuol dire prima di tutto capire chi è Lui”.
Così lo scorso 2 marzo madre Emmanuel Corradini ha introdotto la prima meditazione post- natalizia nel monastero di San Raimondo. Nel titolo: "Se Dio è amore è possibile amare?” è condensata la questione fondamentale affrontata, a cui il capitolo quarto della prima lettera di Giovanni sembra dare una prima risposta: “chi non ama non ha conosciuto Dio perché Dio è amore”. Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato Suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Subito dopo la Madre precisa però che, più della lettera di Giovanni, il testo essenziale per capire se è possibile amare è il capitolo terzo del libro della Genesi. A partire dall'incontro di Eva con il serpente tentatore, “il più astuto di tutti gli uomini selvatici che Dio aveva fatto”, fino alla raccolta del frutto proibito nella falsa convinzione di diventare come Dio.

“Allora si aprirono gli occhi di tutti e due (Adamo ed Eva) e conobbero di essere nudi”

Non si capisce nulla degli uomini e del cristianesimo - ha detto madre Corradini -   se non si parte da queste righe, dal peccato originale. Per capire se e come è possibile imparare ad amare, dobbiamo partire dalla consapevolezza di nascere trasgressivi. Il peccato originale è la preminenza dell'orgoglio, dell'affermazione di sé ad ogni costo, della presunzione di fare senza Dio e divenire come Lui. a divisione nasce da qui, da qui la dilatazione del proprio io fino all'odio per il fratello di generazione in generazione”.
Poi la Madre spiega come per capire gli effetti del peccato originale non bastino studio o intelligenza. Il peccato originale conduce infatti all'idealizzazione di sé. Secondo il magistero della Chiesa ferisce l'uomo nelle sue dimensioni naturali: per cui il peccato rende impossibile essere coerenti, offusca la ragione e indebolisce la volontà portando a confondere il bene e il male e a giustificare il secondo. Lo sappiamo da 2000 anni di storia. Accecati dalle passioni, spesso non riconosciamo nemmeno l'ottenebrarsi della nostra mente e il male che facciamo. Abbiamo bisogno che altri ce lo dicano, anche se questo significa incidere dentro di noi come una lama a doppio taglio: così per Davide è stato necessario l'incontro con il Profeta Natan.

A fronte dell'ombra del Peccato Originale cosa rimane allora all'uomo a cui aggrapparsi?

“Gli resta il cuore – risponde l'abadessa di San Raimondo - . Un cuore ferito il nostro, ma desideroso d'amare perché creato da Dio attraverso i genitori e da Lui nutrito tramite relazioni, amicizie, la chiesa e i sacramenti. Bisogna partire dal cuore per imparare ad amare e capire Dio. L'uomo lontano da Dio si accontenta - continua -: dei soldi, della lussuria, del potere. Queste tre passioni inebriano il cuore a tal punto da smorzare il desiderio d'amore”.
E cita Sant'Agostino nel De civitate dei: “la credenza in Dio di per sé non cambia la vita”. Occorre mutare il proprio cuore, spiega madre Emmanuel, riuscire a guadarlo nel profondo per sentire ciò di cui ha davvero bisogno. Non basta quindi credere in Dio e andare a messa, pregare, essere in monastero.
Dio ha mandato nel mondo Suo figlio proprio come atto d'amore, per recuperare un'umanità ferita, ammalata, incapace di rimanere fedele, ma desiderosa di amare. Lo ha fatto attraverso Maria, l'unica non concepita con il Peccato Originale: con il sì di Maria l'uomo inizia la sua storia di ritorno a Dio e quindi all'amore”.
Dalla nascita di Gesù grazie a Maria e Giuseppe, che 2000 anni fa hanno potuto toccare la carne viva di Gesù bambino, al battesimo del Signore trent'anni dopo sulle rive del Giordano il passo è stato breve.
Indicato come l'agnello di Dio Gesù incontra Giovanni e Andrea e chiede loro che cosa cercano, perché sono venuti. Loro semplicemente domandano: “Dove abiti maestro?” E lui: “Io sono la via, la verità e la vita, io sono l'amore, venite e vedete”. Dobbiamo anche noi essere capaci di far entrare Dio nella nostra vita, dobbiamo permettere Lui di abitarci con il suo amore.

Come riuscire quindi a fare in modo che Dio ci aiuti ad imparare l'amore?

“Per essere abitati dall'amore di Dio – ha avvertito la Superiora – bisogna compiere un itinerario di ridimensionamento del proprio io. Non possiamo limitarci a grandi slanci momentanei, destinati a durare il tempo di un'eucarestia. E ricorda le parole di San Bernardo: il ritorno a Dio esige il passaggio dalla superbia all'umiltà, è il pellegrinaggio interiore che ci fa uscire dal nostro amor proprio e corregge in noi un falso amore”.
Possiamo quindi vedere e capire l'amore di Dio – prosegue – solo entrando nella sua umiltà, quell'umiltà che è abbassamento, capace di sconfiggere superbia e orgoglio. Senza umiltà non è possibile capire perché Dio si inginocchia davanti a noi, perché sta e si frantuma in un pezzo di pane. Non possiamo capire l'amore di Dio senza umiltà, lo può capire solo un cuore disarmato, straziato: nell'abbassamento e nella fragilità noi impariamo ad amare e Dio è l'unico a poter raggiungere il nostro inferno interiore. Ogni giorno dobbiamo compiere un itinerario che dalla miseria ci apra alla misericordia, un cammino di lotta tra luce e tenebre che ci porti ad avere compassione di noi stessi e ad amarci per come siamo. L'amore come il Vangelo non sono né comodi, né facili, comportano dei rischi. Ma l'amore è forza vitale e possiamo impararlo solo da Colui che ha versato tutto sé stesso sulla croce”.

L'esempio della Samaritana

“Abbiamo sete d'amore e dobbiamo riconoscerlo: andiamo allora come la samaritana al pozzo di Sicar ad attingere acqua, che oggi è l'eucarestia, la Parola, la Chiesa. A dare un senso alla vita non sono le tante possibili strade costruite da noi: a contare è una strada sola, vissuta nell'amore e per amore. Un amore destinato a rimanere anche dopo la morte.

Micaela Ghisoni

dal sito ilnuovogiornale.it

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