mercoledì 11 ottobre 2023

L'elogio della debolezza


Davanti ad una chiesa gremita di persone, nel sacro silenzio del Monastero di San Raimondo a Piacenza, il 7ottobre, si è svolta una lezione di saggezza e umiltà. Madre Emmanuel Corradini, profondamente ispirata dalla seconda lettera ai Corinzi di San Paolo, ha illuminato l'uditorio con un insegnamento prezioso sul tema "Elogio della debolezza". In una società che spesso dà valore solo alla forza e al potere, Madre Emmanuel ha portato alla luce la bellezza e la profondità della fragilità umana.


La fragilità ricostruisce l’uomo
Nel suo discorso, ha citato il teologo Romano Guardini, il quale aveva affermato che quando una società cerca di eliminare i più deboli, si condanna alla propria decadenza. Gli ammalati e i minorati - egli sottolineava -  sono i difensori dei sani, custodi della nostra umanità contro l'atroce crudeltà del mondo. Questo concetto è stato ulteriormente enfatizzato dallo psichiatra Vittorino Andreoli, - citato dalla Madre -  il quale ha scoperto che la sua stessa fragilità è stata la chiave per comprendere e curare le profonde ferite della mente umana. "La fragilità ricostruisce l'uomo, mentre la potenza lo distrugge", ha scritto saggiamente Andreoli.

Desiderare la debolezza
Madre Emmanuel ha anche portato alla luce le parole del teologo Dietrich Bonhoeffer, il quale ha insegnato che quando si sente Dio lontano, è proprio in quei momenti di debolezza che Egli è più vicino che mai. Questo ha permesso di  ricordare a suor Corradini che la fragilità non allontana da Dio, ma avvicina a Lui in modi impensabili. La Madre ha poi citato con affetto le parole di San Bernardo, che invitava a desiderare la debolezza per riconciliarsi con il proprio peccato. In questo desiderio di debolezza, nel riconoscimento della propria umanità imperfetta, si trova la vera santità. Madre Emmanuel ha sottolineato che causa di miseria non è la caduta in sé, ma il rifiuto di rialzarsi dopo la caduta. Attraverso la debolezza, ci si avvicina maggiormente all'amore di Dio, e si scopre l'accoglienza divina nei momenti di fragilità e tentazione.

La strada dell’umiltà
La chiave per emergere dalla debolezza, secondo Madre Emmanuel, è l'umiltà, incarnata in Cristo stesso. La madre ha esortato gli ascoltatori a guardare a Cristo come modello di umiltà e ad offrire a Lui la propria debolezza. Nell'atto di chiedere aiuto, nel pregare, nell'abbracciare Gesù e nel servire il prossimo con umiltà, si trova la forza per superare ogni fragilità.
In conclusione, le parole di Madre Emmanuel Corradini hanno agito come una luce nella oscurità, una guida nel percorso della vita. Hanno insegnato che nella  debolezza risiede una bellezza profonda e una connessione con il divino. Attraverso l'accettazione della  fragilità e l'umiltà nel chiedere aiuto, si può scoprire una forza che va oltre la comprensione umana, una forza che può sostenere nei momenti di difficoltà e portare verso la santità. Le parole della Madre hanno ispirato i numerosi presenti a vivere con umiltà e a celebrare l’umanità, nella sua interezza e nella sua debolezza, accogliendo l'amore di Dio che avvolge ogni momento della vita

San Raimondo Palmerio

 

Madre Emmanuel ha messo in evidenza la figura di San Raimondo Palmerio, un uomo straordinario che ha vissuto la sua fede in modo eccezionale. Raimondo era un laico sposato, padre di sei figli, ma la vita gli riservò numerose prove. I primi cinque dei suoi figli morirono in giovane età, e dopo la morte di sua moglie, rimase solo con il figlio Gerardo. Queste esperienze personali lo portarono a intraprendere un profondo cammino spirituale.

San Raimondo decise di intraprendere un pellegrinaggio, prima a Santiago di Compostela e poi a Roma. Tuttavia, durante il suo viaggio verso la Città Eterna, ricevette una chiamata dal Signore che lo condusse a tornare a Piacenza. Con una croce in spalla, nel 1175, Raimondo iniziò a girare per la città, raccogliendo l'elemosina per fondare un luogo di ricovero per ammalati, emarginati, bambini abbandonati e prostitute. La sua dedizione agli ultimi e ai più bisognosi è diventata una testimonianza di amore cristiano in azione.
San Raimondo Palmerio è morto nel 1220, ma immediatamente dopo la sua morte, la popolazione di Piacenza lo ha considerato un santo. La sua santità è stata ufficialmente riconosciuta nel XVI secolo, e oggi è venerato come un esempio di altruismo e dedizione al servizio degli altri CONTINUA