La linea che separa il bene dal male attraversa il cuore di ogni uomo.
morte nel cuore, che portano a quelle reazioni così paradossali addirittura animalesche che non riusciamo più a controllare.
San Paolo direbbe: Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio... nelle mie membra vedo un'altra legge... e mi rende schiavo della legge del peccato. Chi mi libererà? (cfr. Rm 7,19-24) Chi verrà in mio soccorso? E il soccorso è la grazia di Dio. Ma perché noi arriviamo ad avere questo disordine nel cuore? San Benedetto nel Prologo alla Regola dice che bisogna spezzare all'istante i piccoli, che sono le frecce inviate dal nemico, contro la pietra che è il Cristo. Quindi San Benedetto non si stupisce che dentro al nostro cuore abiti il male, che dentro al nostro cuore ci siano moti di ira, moti di collera, moti di gelosia, invidia. San Benedetto li conosce perfettamente. Lui stesso ha sperimentato la forza diabolica delle passioni tanto da gettarsi, nello speco di Subiaco, in un rovo per vincere queste passioni e ha lottato per 3 anni con se stesso rimanendo solo con Dio. Quindi San Benedetto non si stupisce di ciò che è male nel cuore dell”uomo, anzi, dice c'è un rimedio: il nome di Gesù. Signore Gesù, figlio di Davide abbi pietà di me peccatore. Ecco perché l'icona vera e reale del monaco per San Benedetto è proprio la figura del pubblicano che in fondo alla chiesa si batte il petto e dice esattamente questa preghiera non avendo nemmeno il coraggio di alzare gli occhi al Signore. L'icona del monaco è questa: non è l'uomo che vede gli angeli, non è l'uomo che vive in una dimensione paradisiaca, è l'uomo che è ben consapevole del proprio peccato, e proprio per questo dice questa preghiera per sé e che allarga a tutto il mondo. Ecco, come combattere i moti, i desideri cattivi, quelle affezioni sbagliate, quelle passioni per cui a volte vendiamo gli altri uomini, non riconosciamo i nostri fratelli. Siamo capaci per un piccolo servizio, per un piccolo desiderio di vendere la dignità, di calunniare e a volte arrivare fino ad uccidere gli altri se non fisicamente con gli occhi o con la lingua. Tutti hanno peccato, dice San Paolo, ma tutti sono stati rivestiti di misericordia. Posso dire nella mia esperienza che in luoghi di grande desolazione, di grande povertà umana, in luoghi dove l'uomo ha toccato il fondo, perché è stato insudiciato dal peccato, questi uomini e queste donne sono arrivati alla fine della loro corsa della vita cadendo nelle mani di Dio.Dio è arrivato a dire l'ultima parola e l'ultima parola è stata: salvezza, misericordia. Se l'uomo da solo non riesce a rialzarsi lo rialza Dio attraverso qualcuno o attraverso Grazia. Ma Dio non abbandona nessuno. L'ultima parola la dice Dio. Il seme piantato nel nostro cuore, nella nostra anima con il Battesimo non viene tolto, rimane lì e viene recuperato da Dio. Ecco questo è un grande incoraggiamento. Davanti
a queste passioni, a questi desideri che a volte ci travolgono, Dio interviene e proprio nella nostra debolezza Lui afferma la sua potenza di misericordia. In questo dobbiamo però collaborare, dobbiamo deciderci per questa grazia che ci viene incontro. A noi aspetta questo e lo scriveva molto bene Solzenicyn nel suo testo Arcipelago Gulag in cui ad un certo punto diceva: "La linea che separa il bene dal male attraversa il cuore di ogni uomo. Il medesimo uomo diventa in età differenti e differenti situazioni un 'altra persona. Ci fermiamo stupefatti davanti alla fossa dove eravamo lì per lì per spingere i nostri avversari. È per puro caso, è per grazia se i boia non siamo noi". Se abbiamo la grazia di sentirci deboli e quindi di attaccarci alla misericordia di Dio saremo salvi. Amen.
Madre Maria Emmanuel
Lectio - 5 ottobre 2012
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